Hôtel de Paris Monte-Carlo

Principato di Monaco

All’ingresso di uno degli hotel più lussuosi del mondo, l’americano solleva gli occhi dal tablet per osservare interessato la donna che è appena entrata, seguita dal facchino che ne trasporta i bagagli.

“Peccato essere qui per lavoro e non per divertimento” pensa, tornando a guardare lo schermo.

Lo schermo è però nero. Qualsiasi tentativo di riattivarlo non ha alcun effetto. L’americano ha troppa esperienza per andare nel panico, anche se ne avrebbe tutte le ragioni: settimane di pedinamenti potrebbero appena essere state mandate all’aria.

Si guarda attorno con attenzione: è probabile che il sospetto scelga proprio questo momento per scappare, ma tutto quello che vede è la donna entrare nell’ascensore.

Non appena le porte si chiudono, il tablet si riaccende da solo: il sospetto è ancora nella sua stanza.

Chiunque altro la considererebbe una coincidenza; l’americano invece si dirige immediatamente dal concierge, dicendo in un francese passabile:

-Ho bisogno delle generalità che vi ha lasciato la donna che è appena entrata.

-Monsieur, spero si renderà conto che la privacy dei nostri clienti...

L’americano lo ferma immediatamente mostrando il proprio distintivo:

-Clay Quartermain, agente dello S.H.I.E.L.D.

 

 

#3 – Destino Royale

di Fabio Furlanetto

 

Suite Presidenziale

Samantha Dunbar si toglie le scarpe, chiedendosi perché nessuno dei suoi impianti cibernetici renda più comodo portare i tacchi.

Il vestito ed i gioielli che indossa costano più di quanto avesse guadagnato durante la sua vita civile, e se avesse dovuto pagarsi da sola anche una sola notte in questo hotel avrebbe dovuto lavorare per chissà quanti altri anni al suo negozio di articoli sportivi.

Sedendosi sul letto, la sua mente ritorna per un istante a quella vita...a quanto suo marito avrebbe voluto portarla in un posto come questo per il loro viaggio di nozze, invece che in quel motel in Florida.

Una luce che brilla sotto la pelle del polso la strappa alla nostalgia. Si alza in piedi mettendosi sull’attenti, e con la massima puntualità un ologramma del Dottor Destino appare di fronte a lei. Samantha si chiede se si tratti di quello vero o di un robot.

-Rapporto, Lancer.

-Infiltrazione completata con successo, sire.

-Eccellente. Sebbene io sia disposto ad abbassare i miei standard per il bene di Latveria, la mia presenza a Monaco attirerebbe troppo l’attenzione; è vitale mantenere un basso profilo, per non mettere Vendetta a conoscenza della mia strategia.

“Per lui creare dal nulla l’identità di una milionaria e prenotare la suite presidenziale è un basso profilo?” si interroga Samantha, conoscendo già la risposta.

-Non si preoccupi, sire, nessuno saprà che sono qui. Qualche successo nell’identificare Vendetta?

-La pazienza è una virtù regale, Lancer, mentre la solerzia si addice ai servitori. Non perdere altro tempo e procedi con la missione.

L’ologramma scompare, lasciando Samantha da sola. E si sente ancora più sola visto che questa atmosfera da sogno le sta facendo ripensare ancora al marito...ma quella era un’altra vita, mentre ora c’è solo il lavoro.

 

Clay Quartermain osserva la porta della suite presidenziale, perplesso. Il suo istinto gli dice che qualcosa non torna.

Quello che sembra un comune tablet di ultima generazione è in realtà un sofisticato sensore dello S.H.I.E.L.D, capace di registrare ed analizzare i dati fisiologici di tutti i clienti dell’hotel...eppure non riesce a rilevare la presenza di quella donna.

La prima cosa che ha fatto è stata controllare la sua identità, naturalmente. Susan Lancer, imprenditrice originaria di Seattle con residenza in Symkaria negli ultimi cinque anni.

C’è tutto quello che Clay si aspetterebbe: dati anagrafici, conto bancario, citazioni in una manciata di riviste specializzate, foto della sua festa di laurea sui social network delle amiche. Eppure per il suo sensore quella donna non esiste.

Quando la porta della suite inizia ad aprirsi, Clay si dirige verso l’ascensore con la massima naturalezza, e proprio lì si trova faccia a faccia con il sospettato.

-Buongiorno; splendida giornata, vero? – chiede Clay, con il sorriso perfetto a trentadue denti che è il suo marchio di fabbrica.

-Adesso sì – risponde l’uomo, affrettandosi ad afferrare la mano della signorina Lancer e di baciarne il dorso.

-Mademoiselle, non posso fare a meno di notare l’efferato crimine di una donna splendida come lei che si avventura in una nazione straniera senza un gentiluomo che le mostri le meraviglie di questa città.

-Devo considerarlo un invito, signor...

-Tranger. Émile Tranger.

Tutti e due si voltano verso Clay, il terzo incomodo con un sorriso che non lascia trasparire la benché minima intelligenza.

-A che piano andate? – chiede, mentre in realtà pensa:

“Quanto puoi essere sicuro di te se usi uno pseudonimo come É. Tranger, Straniero?”

 

Casinò di Monte Carlo

Agli occhi degli altri giocatori, non c’è nulla di strano in Émile Tranger e Susan Lancer; solamente un playboy che sta facendo del proprio meglio per conquistare con il proprio fascino una ricca ed ingenua straniera. E chiunque tenda l’orecchio per ascoltare ciò che si stanno dicendo li sentirebbe soltanto flirtare e godersi la serata mondana.

In realtà, grazie al dispositivo nascosto all’interno della collana di “Susan”, entrambi sono liberi di parlare d’affari senza che nessun altro possa sentire le loro vere parole.

-Per quanto apprezzi sempre fare affari con una bella donna, una parte di me avrebbe preferito incontrare Destino di persona.

-Davvero? La maggior parte della gente preferisce avere a che fare con lui il meno possibile – risponde Lancer.

-Ed il mio senso degli affari mi suggerirebbe di declinare l’offerta...io sono una spia ed un assassino, il mio campo sono la segretezza e l’ombra, ed il Dottor Destino non è esattamente noto per la propria discrezione.

-Quindi perché accettare? Paura che Destino passasse alle maniere forti?

-Mia cara, chiunque non abbia paura di Destino è uno stupido o un folle. Ma per me si tratta in parte di una questione personale...vorrei capire che cosa ci trova Silver in lui.

-“Silver”?

-Silver Sable. La mia ex moglie. Hanno un’alleanza di vecchia data e so che cenano assieme una volta l’anno...ma purtroppo anche la migliore spia del mondo deve fermarsi di fronte al portone d’ingresso del Castello Destino.

-Quindi pensi che...Silver Sable e Destino... – suggerisce Lancer, temendo per un istante che un fulmine la colpisca improvvisamente.

-Silver risente del fascino del buon Dottore, e se c’è un uomo sotto quella ridicola armatura non può resistere a Silver.

-“Fascino” non è esattamente la prima parola che mi viene in mente. Rischieresti davvero la vita solo per studiare una possibile cotta della tua ex moglie? Tanti saluti alla super-spia infallibile.

-Non mi sottovaluti così, signorina Lancer: ha idea di quali vette raggiungerebbe la mia reputazione, se solo potessi dire che il Dottor Destino in persona si affida a me per i suoi lavori più delicati?

-A proposito dei quali, cosa può dirmi del venditore?

Ora i due sono a pochi metri di distanza dal tavolo di blackjack, dove un uomo dai capelli biondi e l’aspetto finemente curato sta giocando sotto l’occhio vigile delle proprie guardie del corpo nerborute.

-Tiberio Ranno, mercante di opere d’arte antiche. Nessuno aveva mai sentito parlare di lui fino a pochi mesi fa, ma ha fatto milioni vendendo al miglior offerente sculture e manufatti talmente perfetti da far sbavare qualsiasi collezionista. Solo con un dipinto originale dell’Antica Grecia si è comprato una villa principesca a Napoli. La cosa ha attirato la mia attenzione, dato che quasi nessun dipinto originale è sopravvissuto fino ai giorni nostri. Le opere recuperate da Ranno sono immacolate come se le fosse tenute in salotto per duemila anni.

-Non mi dai l’impressione di un collezionista d’arte.

-Possiedo la miglior collezione al mondo di armi di assassini celebri...comprese tutte le pistole mai usate per uccidere un Presidente degli Stati Uniti, per esempio. Uno dei miei agenti ha provato a rubare dalla sua collezione uno dei pugnali usati per l’omicidio di Giulio Cesare. Una delle sue guardie del corpo gli ha rotto braccia, gambe, costole e bacino.

-Bene; cominciavo a temere che non ci fosse nessun gioco interessante in questo casinò – risponde Lancer, avvicinandosi al tavolo da gioco. Lo Straniero la segue, osservandola farsi spazio tra le guardie del corpo senza essere intimidita dalla loro corporatura.

-Hm. Ecco la mia prova del fatto che anche Destino risente del fascino femminile – commenta lo Straniero.

 

Sorseggiando il suo martini, Clay Quartermain osserva il suo orologio. Usare il tablet o il cellulare sarebbe troppo sospetto, ma questi sono solo due dei quattro sofisticati microcomputer incorporati in oggetti di tutti i giorni che un agente S.H.I.E.L.D porta con sé.

Il suo istinto gli aveva suggerito che “Susan Lancer” avesse qualcosa da nascondere, ed ha chiesto una verifica della sua immagine. Era una misura disperata, ma c’è un motivo se lo S.H.I.E.L.D ha nel proprio database l’immagine di ogni singolo cittadino americano (e non solo). La ricerca ha dato due risultati: Susan Lancer e Samantha Dunbar. Hanno esattamente la stessa faccia.

Eppure Samantha Dunbar è morta da due anni, in seguito all’invasione marziana. No non è esatto, non morta: scomparsa. Ricoverata in ospedale in fin di vita dopo un’aggressione aliena, poi svanita nel nulla.

E due anni dopo eccola qui, con un altro nome e stracarica di soldi, a fare affari con lo Straniero. Non ha alcun senso.

“Tempo di sfoderare il sorriso di famiglia ed arrivare in fondo al mistero” pensa Clay, avvicinandosi al tavolo.

 

Tiberio Ranno bacia il dorso della mano di Lancer, sorridendo compiaciuto. Il suo atteggiamento ricorda molto quello dello Straniero, ma più che un playboy lei ha l’impressione di trovarsi davanti ad un serial killer estremamente ben curato.

Lei si trova tra Ranno e lo Straniero, mentre di fianco all’italiano si è stabilito un biondo che Lancer riconosce come il cliente dell’hotel dal sorriso idiota. A questa distanza, il dispositivo della collana non servirà a mascherare le sue parole...dovrà stare attenta a ciò che dice.

-Piacere di fare la sua conoscenza, signorina Lancer. Secondo il signor Tranger è interessata alla mia collezione.

-Non personalmente, temo, ma rappresento qualcuno che sarebbe disposto a pagare qualsiasi cifra per ottenere ciò che vuole.

-Interessante. Solo le persone disposte a tutto possono fare qualcosa di rilevante in questo mondo, ed io sono una di quelle.

Il banco inizia a distribuire le carte, scoprendo un asso. Lancer attiva la visibilità a infrarossi per verificare la seconda carta del banco, ancora coperta: un otto. Gli altri giocatori potrebbero pensare che il banco abbia già blackjack, quindi lei è in vantaggio.

I giocatori iniziano a puntare: lo Straniero punta quasi tutto quello che ha, sicurissimo della propria vittoria. Lancer lo segue, sicura di non poter perdere grazie ai pochi impianti cibernetici; Ranno non vuole essere da meno e raggiunge la puntata. Quartermain scommette il minimo indispensabile.

Lo straniero è a 16, Lancer a 6, Ranno a 5 e Quartermain a 7. Bisogna raggiungere 21 per vincere; se lo si supera si perde. E’ lo Straniero il primo a rompere il ghiaccio:

-Gira voce che lei sia disposto a vendere un manufatto greco dal valore inestimabile, un vaso a dir poco unico. Carta.

Lo Straniero sale a 18. Lancer verifica segretamente il mazzo prima di chiedere carta, salendo a 16.

-Antico come gli dei. Mi dica, signorina Lancer, quanto è disposto a pagare il suo benefattore per il Vaso di Pandora? Carta.

Ranno sale a 14, facendo una smorfia di disappunto. Detesta essere in posizione di svantaggio.

-Andiamo, a chi interesserebbe una cosa del genere? Il Vaso di Pandora non porta solo sfortuna? Carta – si intromette Quartermain, che raggiunge 15 bloccando Ranno in ultima posizione.

-In effetti, l’unico modo per essere sicuri che si tratti del vero Vaso di Pandora sarebbe aprirlo; come fa un collezionista serio a prendere un rischio del genere? Carta – chiede lo Straniero, salendo a 20 con una fortuna sfacciata.

Lancer verifica con gli infrarossi la prossima mossa: uscirà un 9 se chiederà carta, facendola uscire dal gioco. Lo Straniero sta già vincendo, comunque, quindi non è necessario esagerare; può anche fermarsi a 16.

-Sto. Se lei avesse veramente il Vaso di Pandora, signor Ranno, la persona che rappresento sarebbe più che disposta a pagare un prezzo ragionevole. Diciamo un miliardo di dollari?

-Avrei bisogno di una prova del fatto che lei è capace di pagare, signorina Lancer. Carta – risponde Ranno con tutta tranquillità, salendo a 20 esattamente come lo Straniero.

-Se mi permettete, potremmo usare questo gioco per risolvere la vostra disputa: visto che la signorina Ranno non può più vincere, potrebbe raddoppiare la vincita di questa partita. Carta – si intromette Quartermain, salendo a 18.

Lancer lo osserva perplessa, chiedendosi chi sia questo beota. Quasi istintivamente, attiva il software di riconoscimento facciale.

Lo Straniero pensa alla possibilità suggerita dallo sconosciuto. Le sue lenti a contatto speciali rivelano il segno lasciato sulle carte dai suoi infiltrati, quindi sa che richiedere la prossima carta lo porterà a sballare e perdere; Ranno è già a 20, quindi Lancer potrà pagarlo.

-Mi sembra una proposta ragionevole. Vediamo se lo è anche la mia fortuna: carta.

Come previsto lo Straniero esce dal gioco, e Lancer guarda il mazzo per studiare la prossima mossa. Prima che possa attivare gli infrarossi è distratta dalla scritta che lampeggia sotto i suoi occhi:

“Clay Quartermain, agente S.H.I.E.L.D livello otto”

Lancer si morde un labbro, lasciando che Ranno pensi si stia concentrando sul gioco. La sua copertura è saltata? Oppure sta indagando sullo Straniero, o forse su Ranno? Deve chiudere al più presto questa partita.

La prossima carta è un 4, che la porterebbe a 18. Ranno è già a 20 ed è in testa, quindi non chiederà carta; Quartermain è a 18 e la prossima carta è un 9, quindi uscirà dal gioco se prova a chiamare. Ci sta mettendo un po’ troppo a decidere la propria mossa e Ranno sta già cominciando a spazientirsi.

-Signor Ranno, io voglio credere che lei abbia davvero il Vaso di Pandora. Siccome voglio che lei sia altrettanto convinto che dispongo di abbastanza denaro da soddisfarla, pagherò al vincitore di questa partita 100 volte il valore della vincita. Carta.

Lancer sale a 18, come previsto; Ranno è visibilmente colpito. Sul banco ci sono già cinquemila dollari, quindi lei si è appena offerta di regalargli mezzo milione di dollari solo per dimostrare di essere seria.

-La prenderò in parola, signorina Lancer, e preparerò una dimostrazione del Vaso di Pandora per stasera stessa. Sto.

-Carta – chiede Quartermain, senza far svanire il sorriso dalla faccia.

Lancer sta già programmando la prossima mossa: verificare che Ranno abbia il Vaso, recuperarlo e tornare a Latveria senza nemmeno passare dall’hotel. Potrebbe essere necessario uccidere Quartermain prima di andarsene.

Distratta dai propri piani, Lancer non si accorge che Quartermain ha ricevuto un 3 fino a quando il croupier non dichiara:

-Ventuno, il signore vince.

La facciata di giocatrice tranquilla svanisce: gli infrarossi dicevano che avrebbe dovuto ricevere un 9, ed ora quel maledetto agente ha vinto non solo la partita ma anche la sua scommessa...sarà impossibile liberarsene, ora!

-Bene bene, sembra che io abbia sbancato il banco e vinto uno spettacolo privato – ammicca Quartermain, facendo l’occhiolino a Lancer: gli infrarossi rivelano che il 9 che poco prima si trovava nel mazzo è nella sua manica.

Il suo trionfo dura poco, però, dato che una delle guardie del corpo lo afferra per il braccio.

-Sembra che abbiamo un volontario per la dimostrazione – sorride Tiberio Ranno.

 

Castello Destino

Doomstadt, Latveria

Questo castello non è solamente la base di operazioni principale del Dottor Destino, è anche la sede del governo della nazione sovrana di Latveria. Dopo una lunga giornata impegnativa, il Primo Ministro Lucia Von Bardas si dirige verso le proprie stanze; è uno dei pochi ministri ad abitare nel Castello Destino, ma a differenza degli altri la cosa non le ha mai fatto perdere il sonno.

I due robot corazzati di guardia alla porta si mettono sull’attenti, lasciandola passare dopo averla esaminata con i propri sensori: a Latveria non c’è limite alla paranoia.

Lucia vive da sola, classico esempio di donna sposata con il proprio lavoro; la sua ambizione l’ha portata ad essere il Primo Ministro più giovane d’Europa, e se questo fosse un altro paese sarebbe lei a governarlo davvero.

Entra nel bagno, dove un’altra donna d’affari si toglierebbe il trucco: Lucia invece smonta occhio e zigomo sinistro, rivelando i propri impianti cibernetici. Le dita della mano destra si disassemblano, lasciando fuoriuscire gli strumenti necessari per lavorare sui microcircuiti inseriti nel suo cervello.

Con l’aiuto dello specchio, Lucia usa la mano sinistra per allontanare i capelli dal viso e la destra per eseguire la manutenzione che è la sua routine quotidiana. E’ un’operazione che non richiede molta concentrazione dato che le sue dita si muovono secondo un programma prestabilito, il che le lascia tutto il tempo di pensare.

Sapeva che diventare Primo Ministro sarebbe stato pericoloso. In poco più di dieci anni Latveria ha avuto ventisette Primi Ministri, tutti quanto uccisi da Destino per averlo deluso o tradito. Lucia si è dimostrata abbastanza utile da sopravvivere alla sua disobbedienza, ma il prezzo è stata la sua umanità. [1] I suoi impianti di fedeltà le impediscono di prendere alcuna decisione senza che questa sia gradita a Destino.

Completata la manutenzione, Lucia osserva la propria mano riprendere forma umana. Gli impianti inibiscono la sua capacità di provare risentimento verso chi le ha fatto questo, e lei può sentirli agitarsi nella sua testa.

-Victor sembra adorare l’essere circondato da donne che vogliono ucciderlo – interviene lo specchio.

Lucia osserva l’immagine che ha sostituito il suo riflesso; impassibile, rimette a posto l’occhio e richiude la faccia.

-Questa invasione della mia privacy non è gradita, Morgana.

-Sono rinchiusa in una prigione fuori dal tempo da cui il mio amante si rifiuta di farmi evadere, Lucia; non ho molte occasioni per divertirmi.

-Primo, per te è “Primo Ministro Von Bardas”, non “Lucia”. Secondo, Lord Destino sta già lavorando alla tua fuga.

-Sei un piccolo burattino intelligente, Lucia; non dovresti nemmeno essere al corrente della mia identità. Credo che Victor sia sincero nel suo desiderio di liberarmi, ma so benissimo di non potermi fidare di lui. Le mie capacità di operare nel tuo tempo senza che lui lo sappia sono molto limitate, e posso sentire che mi sta nascondendo qualcosa.

-Non sei l’unica ad essere sospettosa, Morgana. Posso avvisare Lord Destino della tua sovversione in pochi istanti – si vanta Lucia, portando una mano all’orecchio per poter attivare una comunicazione diretta con Destino in persona.

-Io non penso proprio – risponde Morgana, la cui mano passa attraverso lo specchio per afferrare la bocca di Lucia.

I sistemi di difesa personale si attivano, e Lucia tenta di afferrare il braccio di Morgana per poterla fulminare: tra le dita però riesce a stringere solamente fumo.

Una scossa percorre i suoi circuiti e la sua anima, disattivando gli inibitori comportamentali. Quando Morgana lascia la presa Lucia è libera di urlare, ma invece respira faticosamente come se fosse appena salita a galla dopo essere quasi annegata.

-Che cosa...mi hai fatto...strega?

-Ho ripristinato la tua vera natura. Se tu avessi ancora in mente di raccontare tutto a Victor, ho anche aggiunto un incantesimo che ti impedirà di rivelargli il nostro patto segreto.

Lucia Von Bardas riflette, il suo cuore artificiale in tumulto per la prima volta da quando non è più umana. Tutte le emozioni che non ha potuto provare in questi mesi la assalgono. Sono tutte sinonimo di una: odio.

-Dimmi che cosa devo fare.

 

Suite Diamante dell’Hôtel Hermitage

Principato di Monaco

La guardia del corpo lega Quartermain alla sedia con la delicatezza di un rinoceronte. Ha già attivato il segnalatore di emergenza nascosto in uno dei molari, ma con Lancer presente non è sicuro dell’arrivo dei rinforzi.

-Ho conosciuto gente che non sa perdere, ma questo è ridicolo.

-E’ inutile cercare di ingannarmi, agente Quartermain; credeva che non l’avessi riconosciuta? Ci siamo già incontrati, in passato, anche se avevo un altro aspetto – risponde Tiberio Ranno, a cui una delle guardie del corpo consegna l’orologio-segnalatore di Quartermain.

-Mi dia una buona ragione per non legare anche lei, signorina Lancer.

-Questa basta? – risponde la donna, mostrando a Ranno il contenuto della valigia che ha con sé: è piena di lingotti d’oro.

Ranno osserva con attenzione i lingotti, sollevandone uno e sentendone il peso. Lancer sta tenendo tra le mani la valigetta come se non pesasse niente.

-Lei è molto più di quanto sembra, signorina...esattamente come me. Servi! Portatemi il Vaso di Pandora! - ordina l’uomo, schioccando le dita ed allontanandosi dai suoi ospiti.

-Faremmo meglio a sbrigarci; lo S.H.I.E.L.D potrebbe mettersi a cercare questo idiota da un minuto all’altro – incita lo Straniero.

-Dovremmo essere al sicuro, non ne rilevo nessuno nell’hotel – lo tranquillizza Lancer.

-Purtroppo il tuo arrivo ha reso questo caso più complicato del previsto...Samantha – risponde Quartermain, osservando molto attentamente la reazione di Lancer. E’ visibilmente colpita dal fatto che lui abbia usato il suo vero nome: ha colpito nel segno.

La prima parte del puzzle è risolta: ora non resta da capire quale sia il ruolo di Lancer e chi sia Tiberio Ranno.

Quest’ultimo ricompare aggiustandosi il mantello blu. Invece dello smoking indossa ora un vestito rosso e oro che lo fa sembrare un gladiatore fantascientifico.

-Clay Quartermain, oggi ti pentirai amaramente di aver rovinato i piani di Romolo Augusto, ultimo Imperatore Romano e futuro Imperatore del Mondo...Tyrannus!!!

-Oh, giusto. Non ti avevo riconosciuto senza la gonna – lo schernisce Quartermain. [2]

In tutta risposta, Tyrannus lo colpisce con uno schiaffo. Lo Straniero commenta:

-Ne ho avuti di clienti eccentrici, ma questo è ridicolo. Tu lo sapevi? – domanda poi, rivolgendosi a Lancer.

-Che dovevamo comprare un manufatto mitologico da un antico romano immortale? Non è nemmeno l’incarico più strano che mi sia capitato finora.

 

Due guardie del corpo si avvicinano con una teca in vetro antiproiettile che contiene un’anfora apparentemente innocua: il Vaso di Pandora.

- Giove stesso racchiuse in questo vaso tutti i mali del mondo...vecchiaia, odio, gelosia...ed ora è il momento di...

-Zeus – lo corregge lo Straniero – Non Giove. E’ un mito greco.

-Mito? Vedremo se si tratta solo di un mito – risponde il romano, estraendo il Vaso dalla teca con estrema cauzione, avvicinandolo a Quartermain sollevando molto delicatamente il coperchio.

Quartermain chiude gli occhi per non fissare cosa c’è all’interno di quel vaso, e con un movimento rapido afferra il contenitore rompendolo proprio sulla faccia di Tyrannus.

Vorrebbe vantarsi di come si è liberato di quei nodi senza che nessuno se ne accorgesse, ma la sua voce sarebbe comunque superata dall’urlo di dolore sovrumano lanciato da Tyrannus.

Quartermain non vuole sapere che cosa sia la nube oscura che sta dilaniando la faccia del suo rapitore. Ha questioni molto più urgenti, per esempio due delle guardie del corpo che si stanno avvicinando con pessime intenzioni.

Colpisce uno di loro al plesso solare, con una mossa che dovrebbe paralizzare qualsiasi essere umano. Quartermain ottiene solo un dito rotto, ed il suo assalitore nerboruto lo solleva con una mano sola. Emette un ringhio basso e profondo, il primo suono che abbia emesso finora.

-Uccidete...quel...plebeo – riesce a dire Tyrannus, stringendo i denti per il dolore.

Fissando negli occhi la guardia, che sta mostrando dei canini troppo pronunciati per un essere umano e la cui pelle sta rapidamente diventando gialla, Clay Quartermain sorride alla morte.

-Basta così – interviene Lancer, afferrando il braccio del gorilla che ha sollevato Quartermain.

Il mostro cerca di liberarsi, ma la donna non si sposta di un millimetro. Nei suoi occhi ci sono la determinazione di chi deve portare a termine la missione ad ogni costo ed il riflesso dei circuiti sulla sua retina.

*Analisi completata. Homo Subterranis Tyrannus mutato artificialmente. Lobotomia laser guidata disponibile*

Dalle dita di Lancer spuntano lame di plasma incandescente; con precisione chirurgica, ne scaglia una verso ognuna delle guardie del corpo presenti. Nessuna sopravvive all’impatto.

-Grazie per il team-up, Samantha – dice Quartermain, che ha già tra le mani il taser miniaturizzato che è ad un secondo dallo stordire Lancer.

Non riesce ad usarlo, però, perché lo Straniero lo colpisce alla base del collo facendogli perdere immediatamente i sensi.

-Non mi avrebbe fatto niente, lo sai vero? – si vanta Lancer.

-Quello che non capisco è perché gli hai salvato la vita, ma ne parleremo in privato: recuperiamo quello che resta del Vaso ed andiamocene subito – incita lo Straniero.

-Non ce n’è bisogno: quello non era il vero Vaso di Pandora. Guarda tu stesso – risponde lei, indicando Tyrannus: la nube oscura è svanita, ma il criminale è ancora a terra in preda a dolori lancinanti.

-A me sembra tutto abbastanza autentico.

-Secondo il mito, tutti i mali del mondo uscirono dal Vaso di Pandora lasciandosi dietro solo la Speranza. Dentro il Vaso non poteva esserci niente di così pericoloso da attaccare Tyrannus. Ha recuperato soltanto un falso che, ironicamente, era pronto a uccidere chiunque fosse stato abbastanza curioso da aprire il Vaso di Pandora.

-Così imparo a comprare da Cagliostro – commenta Tyrannus, rialzandosi in piedi. La sua voce lascia trapelare il dolore che ha dovuto provare.

“Cosa ci vuole per uccidere questo tizio!? Analisi tattica” pensa Lancer, prima che Tyrannus si volti. La sua faccia è stata completamente scarnificata, carne e muscoli sciolti come nell’acido a rivelare il suo teschio.

*Il bersaglio sta attivando un campo di FATAL ERROR SYSTEM*

Una scarica elettrica percorre il corpo di Lancer; l’ultima cosa che vede prima di perdere i sensi è il teschio dell’immortale che si avvicina.

 

Nell’oscurità

Il calore e l’umidità sono insopportabili; si sente un continuo gocciolare. Lancer riapre gli occhi, senza riuscire a vedere assolutamente nulla.

*Riavvio di sistema completato. Modalità stealth attiva*

Mentre la sua mente si adatta ancora all’ambiente, Lancer attiva la vista notturna. Braccia e gambe sono legate con catene collegate ad enormi macigni, in una posizione probabilmente studiata per rallentare Hulk. Il soffitto è ricoperto di lame acuminate, e nell’improbabile caso in cui lei riuscisse a liberarsi le cadrebbe tutto sulla testa. Clay Quartermain e lo Straniero sono incatenati al muro con un metodo molto più tradizionale; è evidente che Tyrannus non li considera una minaccia.

I Tirannoidi che sono di guardia non si sono accorti del suo risveglio; se gli impianti funzionano a dovere, la crederanno completamente inerme.
“Tutto secondo i piani” si compiace Lancer.

 

CONTINUA!

 

 

Nel prossimo numero: Sic Semper Tyrannus

 

Note

 

 

[1] Su Destino: Speciale 50 Anni Marvel IT

 

[2] Battute a parte, Clay non lo ha riconosciuto perché si sono incontrati su Incredible Hulk Annual 15 (in Italia, Fantastici Quattro Star Comics 35/37], quando Tyrannus occupava il corpo di Abominio.